La chitridiomicosi, infezione fungina causata da Batrachochytrium dendrobatidis, è considerata, assieme alle patologie di natura virale (Iridovirus, Chloriridovirus, Ranavirus), uno dei più importanti fattori in grado di spiegare i fenomeni di mortalità di massa di intere popolazioni di Anfibi osservati negli ultimi decenni in varie aree geografiche. Il declino e l’estinzione di numerose specie è stato in diversi casi ricondotto all’incidenza di queste forme patologiche.
La chitridiomicosi è una malattia relativamente nuova che colpisce sia Urodeli (tritoni e salamandre) sia Anuri (rane, rospi e raganelle), fu riscontrata per la prima volta nel 1998 su rane trovate in Australia e in America Centrale, dove causò morie di massa nelle specie colpite.
I sintomi, generici e spesso diversi a seconda della specie e dello stato vitale, possono essere: arrossamenti, ispessimenti, erosioni, ulcerazioni ed emorragie della pelle, muta in eccesso, anoressia, convulsioni, atassia, posture anomale e perdita del riflesso di raddrizzamento. A tali sintomi può sopraggiungere la morte degli anfibi colpiti, in seguito ad alterazioni dell’osmoregolazione cutanea, squilibri elettrolitici e arresto cardiaco.
L’origine del patogeno e come questo si sia diffuso, rimane un mistero: il fungo si trova in tutti i continenti popolati da anfibi. Il commercio mondiale degli anfibi è certamente responsabile del fatto che il fungo patogeno si stia diffondendo sempre di più.
La prima segnalazione di Chitridiomicosi per l’Italia risale al giugno 2002.
Norme di comportamento per limitare la diffusione di patologie tra gli Anfibi

Riportiamo le norme di comportamento suggerite da Societas Herpetologica Italica atte a prevenire la diffusione involontaria di malattie e parassitosi tra gli Anfibi, utili per tutti i soggetti che possono venire a contatto con gli Anfibi (ricercatori, tecnici pubbliche amministrazioni, agenti, volontari, educatori ambientali, ecc.).
Norme di comportamento generali .
- Controllare attentamente se sono presenti Anfibi che presentino possibili patologie (vescicole, emorragie, ulcerazioni, gonfiori diffusi, zampe in sovrannumero).
- Evitare, se possibile, di accumulare nello stesso recipiente un numero eccessivo di animali perché anche animali apparentemente sani possono essere portatori di malattie o parassitosi.
- Disinfettare le attrezzature da campo (secchi, retini, sacchetti, strumenti di misura) prima di riutilizzarle. La disinfezione deve essere particolarmente accurata nel caso si operi in località situate a notevole distanza tra loro e se frequentate da specie differenti. Per disinfettare le attrezzature è possibile utilizzare una soluzione di Amuchina al 5% (reperibile a basso prezzo in farmacia) o, più semplicemente, candeggina o alcool etilico.
- Dopo la disinfezione risciacquare bene per eliminare i residui del disinfettante.
- Evitare di maneggiare gli Anfibi con le mani completamente asciutte per non rimuovere il muco che ne ricopre l’epidermide.
- È anche importante lavarsi accuratamente le mani prima di spostarsi da un sito all’altro.
Per ulteriori informazioni vedere anche il documento “Chitridiomicosi e Anfibi”.
Norme di comportamento in presenza di animali malati.
- Segnalare immediatamente la presenza di Anfibi malati o presunti tali compilando l’apposita scheda e, quando possibile, fotografandone alcuni individui.
- Usare secchi diversi per animali sani o malati.
- In caso di forti morie conservare in alcool non denaturato alcuni esemplari rinvenuti morti.
