Le zone umide

Cosa sono le zone umide?

La Convenzione di Ramsar relativa alle zone umide di importanza internazionale (con particolare riguardo alla protezione degli uccelli) stilata nel 1971 e ratificata dall’Italia con decreto del Presidente della Repubblica n. 448 del 13 marzo 1976 (G.U. n. 173 del 3 luglio 1976) da questa definizione delle zone umide:

“Si intendono per zone umide le paludi e gli acquitrini, le torbiere oppure i bacini, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua stagnante o corrente dolce, salmastra o salata, ivi comprese le distese di acqua marina la cui profondità, durante la bassa marea, non supera i sei metri”.

Le zone umide, naturali o artificiali, sono rappresentate da una vasta gamma di tipologia di habitat (ad es. laghi, stagni, paludi, acquitrini, fontanili, risorgive, torbiere), aree di piccole o grandi dimensioni che generalmente costituiscono ambienti di transizione con funzioni “tampone” tra  terra e mare (es. lagune), tra terra e fiumi (es. paludi perifluviali) o tra terra e ghiacciai (torbiere alpine) e sono caratterizzati da una ricca vegetazione acquatica e da un’alta produttività ecologica. 

Perchè sono importanti?

Esse forniscono un’elevata quantità di servizi ecosistemici hanno grande importanza anche per la fissazione del carbonio presente nella biosfera, con conseguente mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici, sono aree vocate per la fruizione e l’educazione ambientale (birdwatching e turismo naturalistico),  sono fenomenali serbatoi di biodiversità, formano ecosistemi naturali che ospitano flore e faune altamente specializzate. La rete europea di piccole e grandi aree umide è fondamentale, tra l’altro, per il ciclo vitale degli uccelli migratori.  

A questi valori sostanziali delle zone umide, si può aggiungere l’apprezzamento estetico per questi ambienti che richiamano un elevatissimo grado di diversità biologica animale e vegetale.

Libellula depressa

Airone cinerino (Aredea cinerea) foto Comizzoli
Damigella (Calopteryx splendens) foto Comizzoli

Le zone umide, insieme alle barriere coralline, sono gli ambienti con la più elevata ricchezza di specie animali e vegetali al mondo, ma grande biodiversità che vive in questi habitat tra terra e acqua, è in pericolo! In questi ultimi decenni le minacce alle biocenosi di questi ambienti sono drammaticamente aumentate e, oltre alle tradizionali cause di degrado legate alla caccia, all’inquinamento, alla loro distruzione dovuta all’urbanizzazione o alle pratiche agricole insostenibili, si sono aggiunti il cambiamento del regime idrologico, dovuto ad una gestione spesso irresponsabile delle acque, i cambiamenti climatici e la grande diffusione di piante e animali alieni.

Anche le piccole zone umide sono importanti?

Allo stato attuale c’è una sempre più crescente evidenza che le aree umide minori rivestono un ruolo economico fondamentale nell’ assolvere un grande numero di servizi ecosistemici: esse offrono soluzioni sostenibili a supporto della mitigazione dei cambiamenti climatici, della gestione delle risorse idriche e della mitigazione degli effetti di eventi meteorici . Esse rappresentano anche un a risorsa sociale ed economica per la fruizione e la ricreazione, oltre che per l’agricoltura. La loro presenza, infatti, consente di incrementare la diversità ambientale delle aziende agricole e con essa la percezione del paesaggio, favorendo, ad esempio, l’incremento delle attività agrituristiche.

A parità di superficie complessiva un insieme di piccole acque, a livello regionale, può sostenere un patrimonio di biodiversità superiore a quello di altri corpi idrici (laghi, fiumi, ecc.) (Cerghino et al. 2008)

Photo by Rajesh Raj on Pexels.com

Le piccole zone umide, anche chiamate Important Areas for Ponds (IAP), rappresentano rifugi o componenti di una rete ecologica estremamente importante per molta della fauna acquatica cosiddetta “minore”, soprattutto in contesti agricoli e urbani. Presentano “una ricca biodiversità costituita da circa 200 specie tutelate dalla normativa europea, nazionale e/o regionale, fra cui circa 80 specie di uccelli acquatici, 60 specie di piante acquatiche, oltre 20 specie di anfibi, più di 15 specie di invertebrati acquatici, cinque specie e sottospecie di rettili, tre specie di mammiferi e una specie di pesci. Tuttavia queste specie, soprattutto per quanto riguarda gli invertebrati, costituiscono solo una piccola porzione delle specie ospitate da questi ambienti in quanto il livello di conoscenza è ancora scarso”.

Sagittaria (Sagittaria sagittifolia)

Le piante acquatiche in molte parti d’Italia sono in condizioni critiche alle quali hanno anche certamente influito le grandi quantità di pesticidi presenti nel 65% delle acque superficiali;sono infatti circa 130.000 le tonnellate di prodotti fitosanitar utilizzate ogni anno in Italia. Ad essi, si aggiungono i biocidi, impiegati in tanti settori di attività. Inoltre si sa poco dell’effetto cumulativo delle tante sostanze che sono state immesse nell’ambiente. Le piante acquatiche costituiscono una componente strutturale estremamente importante per le zone umide e l’habitat per una quantità enorme di specie di invertebrati e vertebrati. Purtroppo in molte zone la vegetazione è nel suo complesso in crisi e vi sono numerose specie di piante palustri ormai estremamente rare e inserite nella Lista rossa.

Fonti: WWF Italia; Museo Regionale di Scienze Naturali di Torino; Museo Civico di Storia Naturale di Ferrara

Le piccole zone umide del Parco della Collina di San Colombano.

Aree del Parco della Collina di San Colombano dove si concentrano piccole zone umide.

Nel Parco della Collina di San Colombano si trovano moltissime piccole zone umide che formano una rete ecologica di grande valore per la conservazione della biodiversità.

Per comodità nella localizzazione le abbiamo suddivise in quattro aree come è visibile sulla mappa ricavata da Google Earth.

Le aree sono:

  • l’AREN Stagni di Miradolo Terme* dove sono ubicate la risorgiva riqualificata e le quattro nuove pozze realizzate con il progetto finanziato dal Life Gestire 2020 e Regione Lombardia, uno stagno con presenza costante di acqua, una valletta che si allaga nel periodo invernale formando una piccola palude e si asciuga nel periodo estivo, un ampio laghetto e immediatamente a valle un ampio stagno e naturalmete una fitta rete di fossi che raccolgono le acque di risorgiva e quelle meteoriche provenienti dai pendii della collina;
  • la Val Panate, a San Colombano al Lambro dove si trovano la risorgiva e gli stagni didattici del Giardino delle farfalle e delle libellule, due laghetti artificiali lungo il Sentiero natura e varie pozze e risorgive a monte dei laghetti;
  • il Bosco della Moccia, anch’esso lungo il Sentiero natura ospita tre pozze, una nuova e due ripristinate grazie al progetto finanziato dal Life Gestire 2020 e Regione Lombardia, due laghetti artificiali e anche qui un fosso che percorre l’intero fondovalle.
  • gli stagni di Belfuggito, due stagni artificiali di dimensioni diverse ed un fosso che raccoglie acqua di risorgiva e meteoriche.
  • lo stagno del Castello di San Colombano al Lambro, infine è stato indicato come punto perchè, benchè sia collocato in pieno centro urbano e quindi più isolato rispetto alle altre aree, è un ecosistema in grado di ospitare ogni anno una gran quantità di ovature di Rana dalmatina e di Rana di Lataste.

*dal 2022 la S.H.I. (Societas Herpetologica Italica) ha riconosciuto tutte le aree elencate come facenti parte di un’unica Area di Rilevanza Erpetoloica Nazionale e l’ AREN ITA112LOM029 ha assunto il nome di AREN Stagni di Miradolo Terme e San Colombano al Lambro.


Man mano che l’esplorazione del territorio si fa più accurata ci si rende conto di quanto questa rete di piccole zone umide sia fitta e vi si aggiungono sempre nuovi nodi. Se conosci piccole zone umide che non sono comprese nell’ elenco, contattaci, le inseriremo nei programmi di valorizzazione e ricerca!

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